Sense and Sensibility

amanti

Il titolo non è mio.
E neanche tutto il resto.
Io sono ragione, lei è sentimento.
Lei scrive, noi leggiamo.

 

 

Intro

 

Racconto la mia storia come in parte l’ho raccontata a lui mesi fa.

Tramite estratti di diario, indirizzati a quello che per me è stato, anche se per poco, un amante.

Ci siamo frequenti l’estate, poi vacanze e distacco, rivisto a settembre, volevo troncarla perché mi ero resa conto che non fosse coinvolto, non quanto me, ma mi piaceva e tanto. Ho deciso di buttarmi. È andata avanti qualche mese, era una realizzazione normale, né basata sul sesso, né platonica.

Vorrei che queste pagine indirizzate a lui, ma scritte senza la minima intenzione di essere consegnate, facessero chiarezza su un aspetto: le relazioni non vengono vissute da tutti in maniera così macchinosa e calcolata, quindi è brutto fare di tutta l’erba un fascio.

Troppo spesso mi è sembrato che lui si dichiarasse in possesso di verità assolute, che dal mio punto di vista sono solo velleità nichiliste.

Queste lettere fanno parte sfera privata che dovrebbe rimanere tale, ma attribuendole ad un passato concluso, ho pensato di renderle pubbliche.

Spero pertanto perdano di intensità e calore ad i miei occhi.

Non mi aspetto interesse o comprensione.

Sono idealista, sognatrice, romantica e impulsiva, tutto ciò è anni luce da questo blog.

Mi sento estremamente stupida ad aver visto del buono là dove non c’era, a quanto pare si trattava solo di un incantatore di serpenti con una bella prosa.

Non penso nemmeno mi faccia onore pubblicare qui sopra, perché manco di coerenza, ma va be..

Sono due lettere, nella prima spiego più che altro a me stessa perché io e lui non ci saremo più visti.

La seconda è estensione della prima, alcune frasi si ripetono, racconta il giorno in cui l’ho conosciuto.

 

Prima lettera

“Via della Vigna, 15 settembre 2015”

 

 

La donna che hai amato, lei, può considerarsi la donna più fortunata al mondo.

Dal mio canto ora che sono sicura che il mio è un amore non corrisposto, mi trovo di nuovo al sicuro nelle vecchie sofferenze, sentimenti ormai noti in cui mi sento a casa.

Perché se c’è qualcosa che davvero mi spaventa è vivere felice, la felicità è un sentimento che proprio non sopporto.

Ora sono libera di immaginarti e ricordarti, sicura di non inciampare in intralci quali la realtà.

Forse è stata tutta una messa in atto della mia fantasia, non saprei dire.

In realtà, in un primo momento non mi hai spiazzata, eri passabile, bello per così dire, ma certo i tuoi modi e i tuoi lineamenti potevano essere paragonati a quelli di chiunque, anzi da quello che avevo visto nelle foto mi aspettavo di meglio.

L’unica cosa di cui sono certa è che quando mi hai accarezzato la mano in quella torrida giornata di luglio, ho sentito l’elettricità scorrere dentro di me. Ho capito che se ti avessi lasciato andare avrei perso tutto. Avrei voluto non lasciassi mai più quella stretta. Sensazioni rare, di cui sono gelosa, le confino in questo mio mondo, nella mia cerchia di amori impossibili e bellissimi.

Ti ho voluto come forse non ho mai desiderato nessuno.

Forse ti ero indifferente, forse ti importava poco, non lo saprò mai.

Che le sensazioni di domenica anticipassero ciò che c’è stato dopo però è stata la conferma che forse anche te mi volevi.

Ma tu criptico, ammaliante, calcolato è così irraggiungibile non hai fatto trapelare altro.

Ma in fondo a me è bastato che tu mi abbia riscritto. Quando si cammina in un deserto anche una goccia d’acqua può rivelarsi un tesoro e da troppo ormai nessuno mi faceva battere il cuore.

Mi sembravi insoddisfatto dopo avermi avuta, mi sono sentita una sciocca così presa, a ripensare ad ogni singolo gesto, di quello che per me era stato indimenticabile.

Capivi ciò che volevo a letto senza nemmeno conoscermi, forse siamo legati da qualche complotto chimico, comunque sia hai vinto tutto di me senza alcuno sforzo.

Credo che all’inizio fosse solo un desiderio fisico, poi, piano piano ho cominciato ad affezionarmi ad i modi, ricordi della tua voce e del tuo volto sono andati a delinearsi nella mia mente.

Gli ho incorniciati uno ad uno.

Mi davano i brividi ogni volta che li ripercorrevo.

Poi le vacanze, sei andato via, ho pensato, ho sperato non tornassi, non ho osato credere che ti avrei rivisto finché non mi ha scritto il sabato per invitarmi a cena il giorno dopo.

Quel giorno di lontano nella luce del tardo pomeriggio eri bellissimo, perfetto.

Così contenuto affabile e dolcissimo, ancora meglio di come ricordavo.

La tua gentilezza e le attenzioni che hai mostrato, il fatto che forse non abbiamo fatto solo del sesso, è stato ciò che mi ha spinta a chiederti di non vedermi più.

Anche se mi hai rassicurata, che si anche io ti piaccio, riesco ancora difficile a credere che questo sentimento sia indirizzato ad un essere di natura tanto imperfetta come me.

E poi non sarei in grado di gestire i sentimenti ormai, ben oltre il mio controllo.

Ora capisco il detto “perdere la testa per qualcuno”, definisce a pieno il mio stato d’animo per te.

Ho camminato su una lama non avendo da te che pochissime certezze.

Sarà che mi sono trovata il cuore con un accumulo di amore, sensazioni e te passavi di qua allora ti ho amato.

E non sarò più la stessa dopo di te, anche in poco tempo hai fatto in modo che veda tutto in maniera diversa, che speri ancora nell’amore vero.

Non finirò mai di ringraziarti perché ciò che mi hai restituito è quello per cui vale la pena vivere.

Questa volta ne terrò stretto il ricordo, non disprezzerò ciò che è stato come con tutti gli altri. Una tenerezza che ho vissuto troppo intensamente e che ho bruciato sul nascere. Spero perdonerai se sono stata così debole.

Ma in fondo sono arrivata alla conclusione che non esiste al mondo amore se non quello corrisposto. Altrimenti non è amore, è illusione perché la persona per cui ci si strugge non è che un’idea, frutto dell’immaginazione.

Tutto questo mio affannarmi in parte è stato solo inutile, certo, ma bello.”

 

 

Seconda lettera

“Firenze, 21 novembre 2015”

Mio caro amico,

voglio raccontare di quando ti ho conosciuto.

La storia comincia in una torrida domenica di luglio, i miei pensieri si stavano affossando come non mai in tristi epiloghi, avevo bisogno di scappare da quel passato che tanto cercavo di trattenere a me, rasentavo la follia.
Ho pregato il paradiso, il diavolo e mi sono appisolata, svegliata poco dopo sono corsa fuori, avevo appuntamento con te, un tale, un francese di Tinder.

A fine giugno erano ormai quattro anni che non baciavo altri, quattro anni in cui i baci erano stati un orribile strusciarsi di nasi.
Nella confusione di quei giorni ho deciso che volevo sapere, volevo ricordare i brividi che avevo provato quando ancora diciassettenne mi ero innamorata le prime volte e se non per questa curiosità, almeno per avere un diversivo, ormai da due settimane non toccavo più cibo.

Quando seppi che la persona con cui avevo diviso tutto e per un periodo così lungo, mi aveva mentito il mio cuore aveva cominciato a battere più veloce e sembrava non volesse più rallentare.
Avevo trovato pratico scegliere Tinder come mezzo con cui incontrare uomini, sarebbe stato facile toccarvi ancor prima di aver imparato del tutto il vostro cognome, o senza mai farlo.
Tu sei stato il primo con cui parlai, un francese l’ideale per fare ingelosire il mio ex fidanzato, lui li odia i francesi, proprio li detesta.
Poi il tuo corpo e il mio a differenza del suo erano così ben fatti, mi serviva un selfie in costume con te, lo avrei reso matto come lui stava rendendo folle me.
Avevo pensato fossi nato a Parigi da una famiglia facoltosa, trasferito in Italia per lavorare o per non farlo, qualcuno mi disse che la tua foto ricordava i film di Visconti, lessi che i francesi erano degli amanti formidabili, i tuoi messaggi abbastanza lunghi ma abbastanza distanziati l’uno dall’altro mi avevano convinta della tua educazione impeccabile.
Ti avrei gestito bene, in un paio di volte saremmo andati in piscina da amici, fatto le foto che mi servivano e forse anche sesso.
In quei giorni conobbi anche uno studente di lettere, mi scriveva dei messaggi lunghissimi, più volte al giorno, pieni di parole dolci, sembrava così preso da me, diceva lo facessi impazzire, lo vidi una settimana, forse due, ci baciammo un po’, poi decisi che era meglio lasciar perdere. Anche perché a quel punto avevo già conosciuto te, per così dire più “intimamente”.

Sabato a pranzo mi resi conto di aver fatto confusione, penso che se non avessi accavallato gli appuntamenti le cose sarebbero andate diversamente.
Data la condizione in cui vessavo era stato facile perdessi la cognizione del tempo, avevo fissato l’indomani alla stessa ora sia con te che con delle amiche per cena.
Non volendo rinunciare ne all’una ne all’altra cosa ti scrissi chiedendo di vederci qualche ora prima, più tardi avevo da fare.
Era perfetto, ma quando ti ho informato del cambiamento di orario mi hai freddata con un: “Devi stare tranquilla, io non voglio baciarti, è solo una chiacchierata, per ciò non devi preoccuparti, dopo amici come prima.”
Ho capito che era una cosa logica da dire, la cosa giusta, ma da quel momento l’insicurezza è andata da annidarsi nei miei pensieri, il fatto che forse potevo non piacerti per nulla.
Che un ragazzo dichiarasse apertamente di non volermi saltare addosso era una cosa nuova.
Qualche minuto dopo è arrivata una tua telefonata, mi ha colta di sorpresa: “Ei ciao, mi fa strano uscire con qualcuno che non ho mai visto, volevo sentire la tua voce.”

 

E io sentii la tua per la prima volta, era bassa e calda, mi ispirò un po’ di tranquillità.
Non realizzai, almeno non subito che peccavi quanto a “R” moscia ed accento straniero, nel tuo parlare non c’era traccia ne dell una dell’altro.
Erano i primi contatti che avevo con te e ora avevi la mia attenzione, ero curiosa di sapere chi fosse quel ragazzo che si comportava in maniera del tutto diversa da quelli che avevo conosciuto.
Perché volevi sentire la mia voce e non baciarmi? Si trattava di curiosità o già sapevi di starti insidiando nella mia mente?
Non ho mai capito niente di te, niente dal primo momento, in parte ci sta abbia fatto anche tutto solo per curiosità.

Il cinque di luglio alle sei e un quarto era caldo.
Sei arrivato tu, un ragazzo alto un po’ spettinato, forse più “italiano” di me, indossavi dei pantaloni corti e una t-shirt, il mio primo pensiero è stato dove fosse il radical chic con cui pensavo di aver appuntamento, non rispecchiavi ciò che avevo pianificato, mi aspettavo qualcun’altro .
Davi l’aria di essere una persona poco pretenziosa, disinteressata nell’apparire, ostentare l’immagine di se davanti a gli altri.
Ti ho osservato meglio, non mi hai spiazzata, ma eri bello, passabile, i tuoi lineamenti piacevoli, avevi un’aria un po’ strafottente molto maschile, magro ma con le spalle larghe, collo lungo, capelli biondo cenere portati all’indietro, occhi grandi, naso dritto un po’ all’insù, labbra lunghe e perfette che nascondevano una serie di infiniti denti bianchi, avevi un bel sorriso. Le proporzioni del tuo viso anche se un po’ sfalsate davano al tutto un ottimo aspetto e il mio senso estetico poteva dirsi appagato.
L’enoteca in cui volevi portarmi era chiusa; ci siamo seduti da Amblè, la calura imperversava e nella piccola piazza non passava nemmeno un filo di vento, a tratti ci si poteva illudere di essere in una sauna.
Indossavo un vestito bianco con del grandi fiori variopinti, sandali bassi arancioni, forse un po’ di trucco buttato qua e là per coprire gli arrossamenti del sole.

Insieme stonavamo. La conversazione arrancava senza che trovassimo un punto di contatto o un argomento interessante e te con la tua calma impassibile non facevi nulla per aiutarmi nella chiacchierata.
Ci sono stati dei momenti di completo silenzio, non privi di imbarazzo, credo non mi fosse mai successo, non ad un appuntamento.

Non era quell’imbarazzo carico di suspense… davvero non sapevamo che dire, sai noi, io e te non parliamo la stessa lingua, è come se provenissi da un pianeta anni luce dal mio in cui si parla un linguaggio del tutto diverso.

ascoltare

Ho cominciato a credere fosse l’appuntamento più fallimentare di tutta la mia vita, certo dovevo annoiarti parecchio con le mie domande melense e probabilmente non ti avrei rivisto.
Finito il bicchiere di vino e alzandoci hai chiesto invece se mi andava di continuare a chiacchierare da qualche altra parte.

Dopo aver passeggiato nelle vie assolate del centro in mezzo a turisti con il gelato sciolto in mano, ci siamo ritrovati al secondo calice in un’altra piazzetta.
Qua l’assestamento è cambiato, era già passata più di un’ora e col sopraggiungere della sera arrivava qualche folata di vento, le gocce di sudore sulla mia schiena si stavano via via asciugando e forse mi sentivo meno a disagio.

E’ stato in quel tepore, assaporando quel vino bianco dolce, con il suono della tua voce calma che mi avvolgeva che qualcosa è cambiato; ho cominciato a guarire da quel mostro che mi stava divorando l’anima, le cattive sensazioni sono andate dissolvendosi. Hai preso la mia mano e l’hai sfiorata, il tuo tocco è stato magico in pochissimo tempo ho perso il controllo.

Le tue carezze si sono appropriate lentamente di tutta la mia mano, i tuoi occhi color nocciola hanno guardato dritto verso di me, mi sentivo in soggezione ma avrei voluto fermare il tempo.
Dopo poco il telefono si è messo a squillare all’impazzata, erano passate le otto, mi dovevo trovare, forse già da mezz’ora a cena con le amiche.
Ho temporeggiato ancora un po’, non volevo finisse, quando poi i minuti scarseggiano, gli argomenti di cui parlare magicamente si moltiplicano e la conversazione era diventata deliziosa.
Mi sono alzata per andare, mi hai cinta con il braccio sopra le spalle e di nuovo mi hai fatta trasalire, ci siamo avviarsi così, senza mai smettere di toccarci verso Santo Spirito.
Davanti al Volume dove le ragazze stavano facendo aperitivo ho fatto per salutarti, tu mi hai sollevata da terra in un abbraccio.

Lassù, senza ormai più nessun contatto con la terra ti ho baciato.
Ho sentito il tuo basso sussurrare “mhhhh”, mi sono sciolta, ancora convinta del tuo disinteresse per un istante ho pensato che forse avevo osato troppo, ma hai contraccambiato.
Di solito la prima volta che si bacia si aspetta come un segnale dell’altro, si è un po’ impacciati, non c’è spontaneità, fra noi invece è successo e basta.

 

Staccandoci hai detto che non dovevo fare così proprio prima di andarmene, volevi fosse successo prima, poi ci siamo voltati tutti e due.
E’ stato il nostro primo salutarci e io mi sono seduta tramortita al tavolo con le amiche.

Come si fa a descrivere un odore, un espressione celata in fondo a gli occhi o il tono della voce?

Alcune volte il tuo sguardo è tagliente, non privo di un po’ di arroganza, altre invece i tuoi occhi sono dolci, così dolci, ma quelle volte non riesco a guardarci dentro, non so capirli fino in fondo.
E si dopo quel giorno ho conosciuto, visto e baciato altri, non so perché ma fra tanti sei il solo ad avermi fatto provare qualcosa, è che nessun’altro mi ha fatto battere il cuore.

un abbraccio,

your Mistress”

Outro

Poi ho letto qua di me. Era il 29 novembre, se non ricordo male.

Due giorni dopo gli ho consegnato alcune pagine che avevo scritto, fra cui questo racconto. Dopo averlo letto, lui, ha perso l’uso della parola. Non penso di aver mai visto un uomo così sconvolto in vita mia.

Sembrava avesse appena preso una bastonata nei denti, era ammutolito, quasi non riusciva a muoversi. Se dovessi definire la sua espressione  però non sarei in grado, non credo di averlo mai guardato in faccia quel giorno. Andava oltre la mia sopportazione.

Nemmeno il mio ex dopo quattro anni di relazione nei momenti più salienti della rottura mi era così immobilizzato, colto alla sprovvista e forse esposto o debole.

Sembrava dispiaciuto e che capisse.

Capisse me, quello che provavo, che lui e il suo modo di fare fossero veri.

Detto questo poco prima che leggesse le mie pagine e si convertisse ad i monosillabi si era rimangiato tutto ciò che aveva scritto. Chiedeva scusa dicendo che non sapeva perché avesse pubblicato su di me, che il blog era una farsa, una montatura, lui non era così, che io ero diversa dalle altre, con me era più serio etc etc. Ho capito poi erano solo tipiche scuse che si dicono in queste situazioni.

Questo perché l’incoerenza regna sovrana in tutto quello che dice o fa, mi da l’impressione che usi con le donne le stesse tecniche di vendita che applica ad i suoi clienti in azienda.

Bastano poche frasi qua sopra per andare in disaccordo con quello che abbiamo vissuto e la nostra relazione è stata anche breve. Che alcune cose qui siano vere non lo metto in dubbio, ma altre sono solo per darsi un tono e alcune davvero incoerenti, questo ci tengo a precisarlo.

Nonostante i mei preconcetti su questa pagina e sui suoi principi morali, dopo quel giorno di dicembre lo volevo rivedere, volevo parlare, ma con calma, mi era sembrato ci fosse qualcosa di vero, di puro, mi ero pentita di essere scappata via senza guardarlo nemmeno negli occhi. Ma dopo un mese, quando finalmente siamo usciti, lui aveva perso oramai qualsiasi interesse per me.

E io forse del tutto la fiducia nelle sue parole.

Ora se volete insultatemi.

Saluti

Ms.

busta150

La Posta del Pene

Una mail al giorno, dal lunedì al venerdì, per allietare le tue pause al cesso.

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ktullo
ktullo
8 years ago

“What defines you, are your actions, not your words.”

Hesediel
Hesediel
8 years ago

Insultarti?
Sono seduto su una sedia di legno, fuori piove a dirotto, ma proprio tanto.
Ma l’unico suono che riempie le mie orecchie è quello del mio cuore, che batte il tempo della vostra canzone.
Una piccola lacrima l’ho spesa, oggi, per voi.

Condom
Condom
8 years ago

Queste lettere sono paragonabili a quei rari momenti, persone, situazioni che innalzano la vita umana al di sopra del livello di una farsa, conferendo un po’ della dignità di una tragedia.

Vado a farmi una scopata subito o mi salgono gli estrogeni e le lacrime mi rovinano il trucco.

C.

IlPianista
IlPianista
8 years ago

Se qualcuno/a ti dovesse insultare avresti la certezza di essere di fronte ad una persona di bassissimo livello.

Questo senza dubbio.

Anzi, complimenti per aver condiviso una cosa così privata su una pagina letta da gente che non conosci.

A volte anche io, in passato, ho condiviso storie molto personali…

Anzi, lo faccio tutt’ ora, anche se scremo molto di più.

Ma qui non hai un nome, hai solo un nickname, quindi va bene così.

Alcune lettere e alcune parole le scriviamo per immortalare un momento e per poi, nel momento del bisogno, rileggerle.

Questa lettera la vedo più come una cosa che dovevi a te stessa e penso che sia stata la mossa migliore da fare; il nero su bianco a volte tira fuori cose che non ti saresti mai aspettato/a.

Magari non te ne accorgi oggi, ma te ne accorgerai sicuramente un domani…

Pensa a te stessa e buona vita. :-)

Il sognatore
Il sognatore
8 years ago

Intanto complimenti per la prosa, uno stile di scrittura scorrevole eppure così pregno di significato riesce ad evocare una sinfonia di emozioni decisamente degne di nota. Passando ai contenuti, sembra ormai una costante la visione idiosincrasica che le ragazze hanno di te, proprietario di Victor, appena conosciuto e poi nel momento in cui approfondiscono questa conoscenza (molto spesso in modo indiretto quando leggono questo blog, mi pare di capire). Da ciò traspare che probabilmente ti sei costruito un personaggio, affascinante certo ma pur sempre una maschera, che, con il suo savoir faire, ti permette di sgretolare le difese di queste ragazze ma che si scontra con il tuo vero Io nel momento in cui decidi di svestire i suoi panni. in altre parole, sembra quasi che a volte venga a mancare la coerenza tra quello che fai e il perché lo fai. Non mi sento di giudicarti per questo, il mondo è fatto da maschere (alcune funzionano meglio di altre, evidentemente tu hai una maschera da seduttore coi controcazzi, mortacci che invidia) però spero che leggere la sofferenza mescolata alle parole di queste ragazze ti faccia riflettere sull’egoismo che a volte, un po’ tutti, ci pervade.

Eudes-Conrad
Eudes-Conrad
8 years ago

Cose che non dovremmo venire a sapere:
Si chiamava Mario…

Ms
Ms
8 years ago

Credo non sia sempre così. Spesso, ma non sempre.
Mi reputo fortunata, ero felice.
Non è stato il comportarsi da seduttore o i tira e molla.
Apprezzavo mi lasciassi libera, risultassi una persona naturale.
L’incoerenza in quello che scrivi è che alcune cose le trovo montate o solo irrispettose.
Se cambi una parola la stessa frase può prendere connotati diversi.
È la differenza fra scrivere in maniera corretta e oggettiva o riuscire a trasmettere la realtà, tenendo conto delle sensazioni che il lettore percepisce.
Logico non dovremmo sapere certe cose.
Ma non prendere la scrittura con leggerezza.

LaVeraDonna
LaVeraDonna
6 years ago

Basterebbe scambiarsi i telefoni, alla “perfetti sconosciuti”

Brodino Vegetale
Brodino Vegetale
8 years ago

Bella storia boschetto ;)

Ms
Ms
8 years ago

Thanks my dearest ????????????

Marlon
Marlon
8 years ago

“Apprezzavo mi lasciassi libera, risultassi una persona naturale.”

Questa è un po’ la chiave per leggere non solo questa, ma molte altre storie. E dimostra anche che le donne sono complicate, ma hanno gusti semplici.

“Nessuna coppia sopravvivrebbe alla notte.”

Dubito fortemente. O meglio, se la frase fosse “nessuna vera coppia sopravvivrebbe alla notte” sarebbe una cazzata fotonica.

Marlon
Marlon
8 years ago

Maldi, tutto quello che vuoi, ma un film è una delle realtà possibili. DEVE (perdonate il maiuscoletto) risultare gradevole al target di pubblico, e per farlo deve raccontare una storia, cioé introduzione –> tensione/crisi –> risoluzione. Fin qui tutto bene. Ma il perché scoppia il finimondo lo sappiamo, ed è la mancanza di comunicazione. Come finirà il finimondo dipende solo da due cose: l’amore e il progetto di vita della coppia in questione (per quanto banale e scontato possa suonare), e il grado di maturità dei protagonisti (no, non è con quanto sono usciti dagli esami di stato delle superiori).
Detto questo il film lo vedrò, perché oltre alla gran gnocca della Smutniak c’é Edoardo Leo, che nelle commedie mi garba alquanto. ;)

L'amica di Rocco
L'amica di Rocco
8 years ago

Ultimamente ci sono troppi estrogeni su questo blog, sta diventando “storie del boschetto”.
Un tempo era più divertente..

L'amica di Rocco
L'amica di Rocco
8 years ago

Giovedì, pratosex.
E passa la paura!

Brodino Vegetale
Brodino Vegetale
8 years ago

Io giovedì saro li

L'amica di Rocco
L'amica di Rocco
8 years ago

Anche io giovedì sarò lì e ci andrò anche io unicamente per il mio amico Rocco, lo devo ammettere!

Brodino Vegetale
Brodino Vegetale
8 years ago

Comunque è Firenzesex ;)

L'amica di Rocco
L'amica di Rocco
8 years ago

Non ti ho su fb.

Mirtilla
Mirtilla
7 years ago

Emergono dalle storie che racconti o che ti raccontano le incoerenze di cui siamo impregnati.
Vorremmo tutto e non cambiare nulla.
La cosa peggiore che ci può accadere è incontrare quello giusto. Tutto il resto lo sappiamo gestire. Se siamo fortunati non capita.
Continuo a leggerti, invidio la leggerezza con cui voli sul mondo.
Io ho deciso solo una volta di sbattermene delle conseguenze e per poco non gli ho rovinato vita e famiglia. E ancora resto l’unica cosa che vuole. E ancora so che me ne sbatterò e lo riprenderò facendogli del male.

presuntuosity
presuntuosity
7 years ago

Mi piace questo “diritto di replica” che dai nel tuo blog caro Proprietario di Victor. É un atteggiamento di un’ onesta e trasparenza rara. Mi sono trovata in condizioni in cui qualcuno aveva scritto cose non proprio piacevoli (eufemismo) di me su un blog. Ma, una volta capito che si trattava di me, ed essermi presa la briga di rispondere, i miei commenti sono stati addirittura eliminati.
Per cui qualunque cosa si possa dire su di te e sulla tua “superficialità sentimental-sessuale” (XD) nessuno può toglierti questo merito. Non é da tutti.

Edoarda
Edoarda
6 years ago

Questa mi mancava, fa sempre bene leggere la versione altrui, senza filtri

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Oh, ho trovato questa cosa da farti leggere: Sense and Sensibility! Questo è il link: https://storiedelcazzo.com/sense-and-sensibility/