Sopravvivere ad un volo intercontinentale sbronzandosi ammerda

volo di vino

Ore 10:30 AM
Aeroporto Marconi di Bologna.

Ho dormito 4 ore stanotte.
L’ultima sera in Italia l’ho passata con Gambadilegno.

Un bacetto a stampo non è bastato a lei per riaccendere la nostra passione e a me per rompere la promessa fatta ad Azizibib di non di finire a letto con altre ragazze nei giorni precedenti il nostro incontro.

Anzi, mi sono tornate in mente le parole di Sbrìnci, dette ad una tipina con cui uscivo: “guarda che il PdV se ci tieni alla tua sanità mentale è meglio averlo come amico che come amante. Come amico è proprio perfetto. Come amante ti farà soffrire come un cane.”

 

– Vorrà dire che avrò tante amiche.

– Madonna che sfigato.

– Senti, almeno son riuscito a mantenere la parola data.

– Uno, Gambadilegno non sembrava affatto pronta a dartela quindi non ti atteggiare. Secondo, quella era una richiesta totalmente priva di senso. Cioè scopare con un’altra donna dieci giorni prima va bene ma due no? Cosa siete, una coppia aperta o il check-in della Ryanair? Le hai detto di sì solo perché non avevi voglia di discutere.

– Intanto ho mantenuto la promessa. Basta questo.

 

Salgo sull’aereo con la solita speranza che hanno tutti i viaggiatori: che non ci siano bambini e che nessuno nel raggio di tre file si tolga le scarpe.

Fino a Parigi tutto bene. Quasi.

Mi ritrovo seduto accanto ad un uomo malvagio: parla al telefono a voce alta prima del decollo. Parla in inglese, ogni tanto in italiano. Parla con una donna.

Non gli va bene l’hotel in cui lei ha deciso che si dovranno vedere. Vuole un posto più bello e alla sua altezza. Se lei non si adopererà nei prossimi venti minuti per trovare un posto adeguato alle sue aspettative, lo sai cosa farà lui?

Appena atterrato andrà nel primo bar, troverà la prima puttana disponibile e le chiederà di trovare una sistemazione adeguata per entrambi. 

Sicuramente lei (la puttana) saprà sbrigarsela meglio di lei (la donna al telefono). 

 

 

– Tosto lui, dovresti imparare!

– Non ho niente da imparare da uno così.

 

Il Malvagio si dimostra particolarmente gentile con la signora che siede nella nostra fila, e le cede il suo posto. È molto cordiale anche con me. Ha senso. Quando sei così spietato, per farla franca devi essere socialmente irreprensibile e avere tanti alleati pronti a giurare per te.

Viaggia in completo, con una cartella di pelle della Piquadro, costosa ma vecchia e consumata. Viaggia in economy.

Insomma, un povero stronzo con i suoi problemi.

Come tutti noi.

A Parigi saluto il povero stronzo semi-gentile, esco dal culo del Boeing piccolo ed entro nella bocca di un Boeing grande.

 

Ore 13:00
Aeroporto di Parigi Charles de Gaulle

Stavolta butta male.

Nella mia sezione c’è una coppia di svedesi con 5 figli.

5 figli!

Cazzo avranno sì e no trentanni quei due, lei ormai assomiglia ad un barile di carne macinata con un viso splendido.

Nessuna medaglia al valore scintilla sulla sua felpa macchiata di vomiticcio bianco prepuberale.

Secondo me ne meriterebbe svariate. 

Il moccioso più piccolo sta ancora allattando, il più grande avrà 5 o 6 anni e litiga con il minore, che litiga col minore, che litiga col minore che al mercato nero io venderò appena atterrati.

Accendo le cuffie insonorizzanti della Sony da 400 € che sono state il miglior acquisto della mia vita e mi immergo nel silenzio lasciando che tutti gli altri intorno a me soffrano, nell’egoismo tipico generato dal capitalismo.

 

Chivvesencula

 

Prima del decollo un uomo enorme disturba la mia quiete. Ha la pancia gonfia e rotonda dell’uomo vissuto che si sfonda da almeno 20 anni di tavernello e finkbrau.

Peserà 110 kg, odora di sigaretta elettronica, occupa un posto e mezzo a sedere. Insomma l’aspetto non ti fa venire proprio voglia di discuterci.

Uso l’antica tecnica Jedi per vincere la guerra del bracciolo di mezzo: starnutirsi fortissimo nell’incavo del gomito e appoggiarlo come se niente fosse. L’altra persona, schifata, eviterà il contatto. 

Eseguo la manovra alla perfezione ma il tizio gigante se ne sbatte le palle e mi lascia 1/10 dello spazio che vorrei.

Piglia bene.

 

Ore 14:15
Cosa vuoi che siano 11 ore e mezza di volo.

Io e la montagna umana ci ignoriamo fino al pranzo, quando scopro che – essendo i francesi un popolo di alcolisti – su Airfrance nei voli intercontinentali c’è l’open bar anche in economy.

 

 

Chiedo subito un vino rosso, pensando ad un bicchiere. Ottengo una bottiglina sigillata da 18 cl di Cabernet a 13°.

Il tizio grosso accanto a me fa segno alla hostess di volere la stessa cosa. Capisco che non parla inglese. Lo guardo bene in faccia. Cazzo è uguale al padre di Azizibib! È per forza armeno.

Mi verso un bicchiere di vino, lo guardo, propongo un brindisi, l’unico vero saluto internazionale.

Così conosco Armen, che è effettivamente armeno (come se uno incontrasse un italiano che si chiama Italo).

 

Ore 19:45
Dire sempre di sì ai vizi.

Io e Armen siamo alla quarta bottiglina di Cabernet. Mi chiede se fumo. Io non fumo ma rispondo di sì, come ogni volta che mi viene chiesto se fumo.

Armen si tira fuori dalla tasca un pacchetto di tabacco sublinguale svedese.

Il tabacco sublinguale svedere è una roba che (credo) esista solo nel nord Europa e consiste in un sacchettino di nicotina fangosa da schiacciarsi tra la guancia e la gengiva per assorbire la preziosa sostanza nicotinoide in ambienti in cui è vietato fumare.

Un po’ come il tabacco da fiuto che abbiamo in Italia, ma meno appariscente. Su di me, il suo tabacco – che l’azienda produttrice ha saggiamente deciso di etichettare come “Extreme Flavour” –  ha l’effetto di una canna.

Tra l’alcol e ‘sto cazzo di tabacco da ciucciare, svengo.

 

Ore 00:00
Viaggiando contro il fuso orario, il tempo non ha più valore alcuno.

Al mio risveglio, stiamo sorvolando la punta sud della Groenladia. Le hostess passano con un carrellino pieno di succhi, acqua e champagne.

Vada per lo champagne.

L’unico modo per sopravvivere ad un volo di 11 ore in economy è sbronzarsi.

Quando il carrello torna al suo posto mi alzo per fare un giro, e scopro che accanto ai cessi c’è lo stanzino delle hostess, che hanno lasciato a disposizione succhi, merendine e le bottiglie di champagne aperte.

Un altro bicchiere.

Quando torno a sedere Armen dorme. Su entrambi i nostri sedili.
Mi infilo sotto il colosso e guardo un film dal titolo “Le Sens de la fête”.

Parla della vita, di amore e di scazzi, con una raffinatezza che solo le commedie francesi sanno avere. Mi viene da piangere due volte durante il film, forse perché mi ci rivedo, forse per l’incredibile quantità di alcol che ho bevuto, forse perché sto andando da una ragazza che mi ama dopo aver detto addio a quella che amavo io, ma chissenefrega.

C’è una turbolenza. Una hostess con i capelli rossi passa e vede Armen slacciato che dorme come un ippopotamo e la mia testa che spunta da lì sotto tipo marmotta che esce dal culo dell’ippopotamo. Cerca di svegliarlo. 

Non si sveglia. 

Lo scuote.

Lo scuoto.

Lo scuote la ragazza dall’altra parte.

“Ma ha preso dei sonniferi?”, chiede la hostess.
“No, abbiamo solo bevuto un po’.”
“Lo devo legare!”
“Ti aiuto.”

Io e la ragazza accanto gli solleviamo le braccia mentre la hostess, mezza sdraiata sopra di me, gli allaccia la cintura ridacchiando.

Finita la turbolenza la raggiungo nella stanzetta delle hostess. Quella con i capelli rossi mi riconosce.

“Non hai molto spazio sul sedile, vero?”
“Non c’è problema, abbiamo fatto amicizia.”
“Se hai problemi, fammi sapere, posso aiutare.”
“Grazie.”

 

– Vai, chiacchieraci!

– Per fare cosa?

– Boh magari poi vi scambiate il numero, oppure.. OMMIODDIO POTRESTI SCOPARLA ED ENTRARE NEL MILE HIGH CLUB!

– Continua a sognare. Io bevo.

 

Prendo un altro bicchiere di champagne, un kinder bueno in miniatura e torno a posto, brindo pure con lei e mi congedo. Armen è sveglio. Gli mancano le parole, quindi approfitta della tecnologia per mostrarmi dal cellulare le foto della sua famiglia.

 

– Dio santo le foto della famiglia armena… uccidimi.

– Oh non volevi chiacchierare con la hostess? Lui è più interessante di lei, la comunità armena di LA è ricchissima e son tutti scappati dalla guerra, e poi ricorda che stiamo andando a trombare!

– Minchia in un altro continente, non c’era figa più vicino?

– Sei superficiale.

– Io? Ma se sono la cosa che va più in profondità di tutto il tuo essere!

– Lasciamo perdere.

 

Armen ha due figlie, una più piccola, appena sposata, e una più grande senza una gamba. L’ha persa durante uno scontro a fuoco in armenia. Non faccio in tempo a dire che mi dispiace che mi mostra un’altra foto.

Un picnic davanti ad una lapide.

In bassorilievo sulla lapide, il ritratto a grandezza naturale e incredibilmente realistico di un ragazzo.

“My son.”, dice Armen indicando con il dito.

“Mercedes crash. 
My Mercedes. 
Your friend. 
Israeli friend. 
Your friend driving. 
Not very good driving. 
Four guys.
All gone.”

Suo figlio aveva 23 anni quando è morto. L’amico che guidava 24, come gli altri due amici morti sul colpo. Forse gli ricordo il figlio. Scrivo un messaggio a mio padre. Non so quando gli arriverà, ma non importa.

Sono completamente ubriaco e vorrei abbracciarlo.

Se fossimo tutti sempre completamente ubriachi non saremmo mai andati sulla Luna e vivremmo ancora nelle capanne e moriremmo a 35 anni, però ci abbracceremmo più spesso.

Realizzo che il gioco non vale la candela, quindi rivaluto la sobrietà e guardo Arman. Uno sguardo è sufficiente. Ripeto il nome di suo figlio e brindiamo alla sua memoria.

L’idea della sobrietà è quindi servita solo come una pausa fugace, necessaria per scandire il ritmo del vino e del legame tra me e quest’uomo con lo sguardo triste e buono, come quello che rimane impresso sul volto di chi ha amato molto e sofferto di più.

Passa la hostess dai capelli rossi.
Prendiamo un’altra bottiglietta di vino e un caffè. Non ho più voglia di dormire, adesso.

Armen tira fuori dalla borsa una valanga di dolcetti armeni e me li offre. Mi faccio insegnare tre parole nuove nella sua lingua e le dimentico appena mi spiega quella successiva.

Gli racconto di Azizibib. Gli parlo del mio viaggio, della coppia aperta e delle mie preoccupazioni relative a quanto cazzo sono conservatrici le famiglie armene.

Gli racconto del mio addio a Sbrìnci, della speranza di resurrezione emotiva riposta in questo viaggio, e altre cose che ho scritto nel mio libro

Speravo che mi contraddicesse – in fondo sto volando a Los Angeles cazzo, mica a Reggio Calabria! – invece no. Nessuna parola di conforto.

È molto contento che io abbia scelto una donna armena. Sono buone mogli, dice.

 

– Lo sai che non ti puoi sposare quando andate a Las Vegas, lo sai vero?

– Dai sai che storia pazzesca!

– Se lo fai io mi stacco e ruzzolo giù per l’altare davanti a tutti. Quella sì che sarebbe una storia pazzesca.

– Ma se mi sposo in quel posto pieno di fenicotteri vestito come Luigi XIV e facciamo l’addio al celibato in una jacuzzi piena di brillantini, bolle di sapone e escort multietniche?

– Riparliamone.

 

Dopo un po’ Armen mi chiede il numero di telefono. Se resto abbastanza a Los Angeles, sarò suo ospite con Azizibib, mi presenterà la sua famiglia e sua moglie cucinerà per tutti.

Ogni volta che parlo con una persona che ha più di 40 anni mi ricordo che la nostra generazione ha completamente perso le buone maniere e che dovremmo reimparare alcune cose dai nostri genitori.

Cazzo a Firenze la gente non si ricorda nemmeno più come si fa amicizia. Devi arrivare fino a Napoli per quello.

Io e la montagna umana ci scambiamo i numeri.

Poi mi guarda, socchiudendo gli occhi.
Sta osservando il Sacro orologio di Victor.

 

Questa è la tamarrata custom con cui vado in giro.

 

Sorride.
Riprende il telefono e mi fa cenno di aspettare.
Vedo la foto di lui abbracciato ad una sgusciona con due mega tette rifatte. 

 

tipo così, serio

 

 

“Lei mi aspetta all’aeroporto, è armena.”, dice.

“Expensive, but hot.”, riassume.

Quindi le armene non sanno fare solo le mogli, a quanto pare. Vecchio maiale.

Mi metto a ridere per la nonchalance con cui si è sentito tranquillo nel dirmi questa cosa così, dopo avermi invitato a cena da sua moglie con le figlie.

Il modo in cui ci siamo raccontati a vicenda è talmente cazzone che mi viene da battergli il cinque e siccome sono sbronzo lo faccio. Gli batto il cinque. Mi ripete di andare a cena a casa sua, ci tiene.

 

Ore 17:40
Fuso orario di Los Angeles.

La maggior parte delle persone nella nostra parte di pancia di aereo s’è fatta i cazzi suoi o al massimo s’è scambiata due parole di cortesia.

Arrivati al gate di uscita, Azizibib e la sua amante ci stanno aspettando.

Mega sguardo d’intesa fra me e Armen, entrambi compiaciuti per la scelta dell’altro.

Ci salutiamo e finalmente ci abbracciamo.

Abbiamo fatto amicizia, stringendo un patto e capendoci oltre le parole, perché chi conosce la vita riconosce i suoi simili.

Avrei potuto rompermi il cazzo per 11 ore e mezza di volo, invece ho conosciuto Armen.

Quindi devi brindare.

Devi brindare sempre.

Devi brindare e bere senza pregiudizi, con uomini e donne, di qualunque età e in ogni luogo, per mare, per terra e fra le nuvole, perché non sai mai cosa potrà succedere.

Io ho ottenuto un invito a cena da parte di un uomo così gentile da essere l’unico di tutto il volo a fermarsi a stringere personalmente la mano ad ogni hostess che ci ha serviti durante il tragitto, ringraziandole per la loro gentilezza.

Una persona splendida, con cui brinderò di nuovo molto volentieri, e se le sue figlie sono come lui, magari ci scappa pure qualche festa ganza.

Vado dalla mia fidanzatina californiana, dopo 4 mesi finalmente la sollevo da terra, segretamente sperando che lei riesca a risollevare me in questo mese di follie che ci attende, ma forse le sto chiedendo troppo.

 

busta150

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MashaSulC
MashaSulC
5 years ago

Cena da Armen, dovete scrivere qualcosa insieme!

LettricediVictor
LettricediVictor
5 years ago

Ti leggo dal 2015, eppure questa è una delle primissime volte in cui mi sento inspiegabilmente toccata al punto di commentare. Proprio qualche giorno fa leggevo alcune delle tue prime storie e oggi leggendo questa penso “PdV si è fatto proprio una personcina per benino”. Certo… più o meno… ;) Attendiamo notizie di Armen!

PdV
PdV
5 years ago

Nel dubbio lo prenderò come un complimento

BillyTheCowboy
BillyTheCowboy
5 years ago

col culo che ti ritrovi, Armen é come minimo il marito della migliore amica della Mamma di Azizibib, probabilmente si é pure bombato tutte le donne della comunitá Armena di Beverly Hills, Azizibib inclusa, perché ovviamente, nonostante le apparenze gentili, é uno potente e senza scrupoli, specializzato in qualche traffico transnazionale.. e come non potrebbe uno cosi, finire sul cammino del PdV?
(PdV che ovviamente prima o poi fará una vaccata e si ritroverá nel bagagliaio di una vecchia mercedes nei sobborghi di qualche cittadina Uzbeka, assieme alla testa della pupporona della foto..)

P.s. si chiama Snus. É legale in svezia, danimarca e norvegia. E tra le altre cose, se ricordi, la prima volta che ci incontrammo nel gennaio 2016, te ne lasciai mezza scatola da provare… :D :D

PdV
PdV
5 years ago
Reply to  BillyTheCowboy

Sei stato tu a farmelo scoprire! Ho ancora a casa qualche rimasuglio della scatola che mi lasciasti. E meno male che l’ho provato prima da te, almeno sapevo un po’ cosa aspettarmi!

Armen
Armen
5 years ago

Te sei una fava!
Mi avevi promesso di non raccontare a nessuno del nostro viaggio.

PdV
PdV
5 years ago
Reply to  Armen

AHAHAHAHAHAHAH

I Am Too Old For Thi
I Am Too Old For Thi
5 years ago

“Minchia in un altro continente, non c’era figa più vicino?”
La Saggezza di Victor é sempre una spanna sopra tutti.
Grande personaggio Armen.
Mi ricorda un tipo che ho conosciuto su un rapido per Milano e che mia ha raccontato un po’ della sua vita in 3 ore.
Tipo che faceva la spia e Aveva mogli un po’ in tutto il mondo.
Non c’entra un cazzo con Armen ma il punto è che viaggiando ogni tanto vale la pena di attaccare bottone col vicino di sedile.
Soprattutto se porta il colbacco.

PdV
PdV
5 years ago

Condivido tutto!

Brodino Vegetale
Brodino Vegetale
5 years ago

Armen uno di noi! Comunque i voli con l’open bar sono i top sempre e quando non esageri… Ricordo uno nel quale ho decisamente esagerato: Madrid- NYC.
I miei avevano litigato e mi ero scambiato posto con mia madre. Un gin&tonic dopo l’altro io e mio padre sparavamo cazzate sulla vita, sulle moto, sulle donne, ecc ecc Tutto era bellissimo… Non abbiamo realizzato però che la pressione ad alta quota gioca scherzetti non male quando bevi. Eravamo sul brillo andante ad alta quota, non vi voglio dire quando abbiamo iniziato la nostra discesa :D Un capolavoro! pallidi, sudati e correndo a zig-zag per arrivare al primo bagno disponibile. Non è stata una sorpresa che ci abbiano fatto il controllo manuale alla dogana, mia mamma ha deciso di dimenticare per non divorziare e diseredarmi, mia sorella se la rideva, io e papa abbiamo deciso di non esagerare mai più ad alta quota.
Goditi le vacanze PdV, avvertimi quando sarai a Las Vegas che ho un piacere da chiederti, e soprattutto… TORNA

PdV
PdV
5 years ago

Ahahahahah, questa mi mancava! Però riesco ad immaginarmela benissimo :D ci vediamo prestoooo

Ares
Ares
5 years ago

Bello. Bravo poeta post moderno!

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