“Sto aspettando sotto la pioggia che una mia amica passi a prendermi, la gente che passa e mi vede mi sta prendendo per una prostituta, la tua foto tutta colorata mi ispirava simpatia, quindi ciao caro PdV, io sono Sticazzi, sappi che se mi dovesse fermare la polizia e dovesse controllarmi documenti e cellulare potresti essere scambiato per il mio pappone. Comunque hai un bellissimo nome, sei filippino o qualcosa del genere?”
“Fare il pappone è sempre stato uno dei sogni della mia vita. Pensa che un giorno andai all’outlet di un’azienda produttrice di cappotti e stetti per due ore davanti allo specchio a chiedermi se meritavo o meno quel cappotto di volpe bianca. Alla fine non l’ho preso perché purtroppo non avevano il bastone con il pomello da abbinare (e perché costava tipo un rene). Ciò detto, se la polizia mi vede fra i tuoi documenti vuol dire che hai tipo stampato una mia foto e l’hai messa nel portafogli. Sei per caso un sicario pagato da qualcuno per uccidermi, che si sta approfittando del fatto di essere molto carina per avvicinarsi a me?”
“Dì la verità, non è che hai deciso tu di non comprarlo, sono stati gli addetti del negozio – turbati dalle tue espressioni malvagie e pensierose – a chiederti di uscire dopo due ore di inquietudine :3 C’è anche una seconda opzione, magari ho stampato un tuo falso documento perché voglio rubarti l’identità e approfittare della tua cittadinanza perché io, in quanto prostituta importata nel retro di un camion, non la possiedo. Infatti la mia domanda sulle tue origini era perché speravo in una doppia cittadinanza.”
“Motivo per cui mi sto guardando bene dal rispondere in modo chiaro alla domanda. Comunque quella storia dei commessi che mi hanno buttato fuori dal negozio non doveva venirla a sapere nessuno. Chi ha fatto la spia? Da dove vieni tu? Sappi che prima di poter rubare la mia identità dovresti imparare a pronunciare una r moscia perfetta e a cucinare la tarfiflette.”
“È stata l’animalista vegana che protestava contro la pelliccia di volpe, personaggio chiave della storia, ad ingaggiarmi per spiarti. Non dovrei darti quest’informazione segretissima, ma hai distratto la mia professionalità con la tartiflette. Hai davvero la r moscia? A quanti altri splendidi cliché devo prepararmi?”
“Brutta stronza nazivegan, lo sapevo. Beh, se mai dovessimo incontrarci fra le 9 e le 9:30 del mattino, potrei ancora avere la baguette sotto al braccio. Ah sì, e ovviamente indosso sempre il basco. Tu invece, che storia hai? Se mi devi uccidere tanto vale che me lo dici, e poi vorrei anche sapere in che città vivi, almeno so quanto ci metti a raggiungermi e quanto mi rimane da vivere.”
Così ho conosciuto, su Instagram, una splendida ragazza chiamata Sticazzi.
Decidiamo di vederci durante un mio viaggio di lavoro a Treppalle.
Unico problema: c’è anche Sbrìnci, che ho invitato a collaborare ad un progetto perché-non-sia-mai-che-s’allontani-troppo-da-me.
– Però sono contento che Sbrìnci mi veda con altre.
– Una delle tue solite teorie sulla psicologia del tira e molla?
– No no, è che almeno sa che non mi sto fidanzando con nessuna.
– Sei veramente disturbato.
– Senti chi parla.
Sticazzi arriva durante una bevuta in compagnia post-lavoro. Le viene offerto vino e quella particolare forma di attenzione leggera che i gruppi danno ai nuovi arrivati per farli sentire a proprio agio.
Beviamo e giochiamo a Tabù, attorno alla tavola rotonda di un bar lungo il fiume di Treppalle.
– Mi piace.
– Perché allora le stai a mezzo metro di distanza?
– Perché la dinamica del gruppo non mi permette di isolarla
– Ah, ora Sbrìnci si chiama “dinamica del gruppo?”
– Non è per lei.
– Dimostramelo.
Dopo aver perso a Tabù (faccio cagare a quel gioco) usciamo dal bar e ci mettiamo finalmente a chiacchiera.
La nostra conoscenza non inizia nel migliore dei modi. Mi guarda con la faccia di chi ha appena visto Hitler nudo. E poi è super scontrosa e mi contraddice su qualsiasi argomento di discussione.
Mi accusa di essere impostato, poco sincero, maniaco del controllo. Tutte cose vere, ma che di solito mi vengono rinfacciate almeno dopo un paio di mesi.
Attrazione fisica 9, conversazione 4.
Dopo mezz’ora le do un bacio a stampo per firmare un armistizio.
«Da quanto è che leggi il blog?», chiedo. Tanto ormai era palese.
«Mai letto, ma dei miei amici ti seguono.»
«Ho capito.», rispondo senza crederci. «Andiamo via?»
«Io devo andare a casa ora», mi dice.
«Seeeeee, certo. Vieni con me, non siamo stati per nulla insieme.»
«No no, davvero, devo andare a casa.»
«Bene allora. A questo punto me ne vado pure io. Dividiamo un taxi?»
«Ok, tanto casa tua è di strada per andare da me.»
Non capisco se vuole davvero andare a casa o se vuole una di quelle solite cose assurde da donna – tipo che io le dimostri che voglio proprio lei e solo lei nell’intero universo – ma, come sempre, chiedersi cosa voglia una donna non porta a niente, quindi faccio quello che mi va: visto che mi aveva cercato e scritto lei, non insisto. Arrivati sotto casa, le do un bacio e la saluto.
«No, come?», esclama il nemico di Uber.
«Scusi?»
«Non scendete tutti e due qui?»
«Beh, in teoria io dovrei andare a casa…», fa Sticazzi.
«Eh ma non me l’avevate detto, io ho un’altra corsa.»
«Ah… Quindi?»
«Eh… Se scendete tutti e due è meglio!»
– OMMIODDIO IL TASSISTA TI STA FACENDO DA SPALLA.
Accolgo l’aiuto datomi dall’angelo dei cieli inviato da Hugh Hefner per aiutarmi a compiere la mia missione e apro la portiera a Sticazzi, ridendo sotto i baffi.
«Ahahahahah sei stata sbattuta fuori dal tassista! È un segno del destino. Dai vieni, ti faccio vedere la casa.»
«Va bene, però resto poco!»
«Pochissimo.»
Entriamo e, per fare l’omo, la prendo in braccio con l’intento di portarla fino in camera, con una grande manifestazione di testosterone, potenza e vigore.
Però al camera è al terzo piano e io al secondo ho già tre ernie.
– Sto male.
– Ormai hai voluto fare ‘sta cazzata, devi portarla fino in fondo.
– Ho il fiatone.
– Mai mostrare segni di debolezza ad una donna. Trattieni il respiro!
Mi gonfio come un tacchino, arrivo per miracolo al letto e ce la sbatto sopra. Nessuna tipina può non darla a uno che l’ha portata in braccio per tre piani di scale!
E invece può.
Sticazzi non si fa toccare. Addirittura a un certo punto mi dice:
«Allora ascolta, non mi voglio spogliare. Se vuoi fare tutto secondo le tue regole, non si fa nulla. Altrimenti mi lasci fare a me.»
Al mio silenzio, mi leva i pantaloni.
Inizia a farmi una pipa, tutta vestita – io sono nudo.
– Ahhhh, che capolavoro!
– No no no, ma che è ‘sta sovversione dei ruoli!
– Eh?
– Scusa, io la voglio trombare, e lei fa la dominatrice? Lei cosa ottiene da tutto questo, perché lo fa? Io voglio lei non voglio un pompino. Così mi fa sentire evirato, mencio, emasculato…
– Ma ven via…
DRIIIIIIN
«Mamma? Sì, ora torno.»
– Mamma? Ma PD! Sto lasciando il controllo ad una ragazzina che vive ancora con i genitori…
– Ma chissenefrega di quello. Non si interrompe una pipa per rispondere al telefono!
– Sono in ansia. È una ragazzina e preferisce un pompino al sesso la prima sera? Sta cercando di impressionarmi? Pensa che sia più veloce così? Vuole solo dire alle amichette che ha fatto una pipa a quello del blog? Perché mi respinge?
DRIIIIIIIIIIIIIIN
«Ti ho detto che torno, smettila di chiamarmi in continuazione!»
– Ma cosa mi succede… Sono stato sovvertito nel mio ruolo naturale di Colui Che Penetra. Beta. Buco pillonzi. Platinette. Vedi, è tutto sbagliato, il gioco di ruolo, lo scambio fra me e lei… Odio non essere in controllo della situazione.
– MA CHE L’ABBOZZI? Se una donna ti vuole regalare una pipa, te la prendi. Fine! La pipa è un’oasi di pace, la mia spiaggia tropicale in una clessidra destinata a consumarsi rapidamente. Io esigo l’assoluta assenza di qualsiasi tipo di attrito, fisico o psicologico. Quindi tu smettila di rompere le palle, lanciale il telefono giù dalle scale e fatti fare ‘sto pompino!!
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN
«Pronto?»
– AAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH. Basta. Fatevi una partita a Briscola e andate a cagare tutti e due. I’m out.
Sento la Forza abbandonare Victor. Fermo Sticazzi, mi rivesto e le chiamo un taxi.
Mentre l’accompagno giù, incrociamo Sbrìnci che stava rientrando con un collega. Rifletto brevemente sul fatto che lei potrebbe essere mia e io sono ancora qui a fare il coglione di notte con le universitarie che vivono con i genitori, ma scaccio il pensiero perché sicuramente non l’avrei avuto se fossi venuto.
Saluto Sticazzi, saluto Sbrìnci, vado a letto.
Victor non mi parla più.
Serata strana.
«Sai, stavo leggendo un libro di David Foster Wallace, La ragazza con i capelli strani, poi però ho iniziato a leggere il tuo blog e ho dovuto interromperlo per finire tutte le storie. Penso che me ne manchino solo dieci ormai.»
Sono passate sei settimane.
Più di un mese prima che riuscissi a tornare a Treppalle per vedere Sticazzi e ricominciare, si spera, da dove eravamo rimasti.
«Ma scherzi? Come mai potuto accantonare quel libro per il mio stupido blog?»
«Ma scherzi tu? È come leggere Il ritratto di Dorian Grey, e poi andare a cena con Dorian Grey!»
Questi complimenti alimentano il mio ego. La bacio.
A cena ci secchiamo una bottiglia di Riesling e due shot, mangiando relativamente poco. Inizia a piovere. Dopo il caffè, non avendo altra scelta, ci lanciamo sotto l’acqua.
L’acqua ha delle proprietà strane, simili a quelle del sesso. E correre sotto una pioggia estiva mano nella mano è un cliché sottovalutato.
Stavolta è fatta. Niente potrà impedirci di trombare.
Quando arriviamo in casa, subito prima di vedere i suoi capelli neri fondersi con le coperte scure del letto, lei mi dice:
«Io comunque ho il ciclo, so che dovevo dirtelo prima, ma non possiamo fare sesso. Mi fa troppo schifo.»
– No. No no no, nononononnononononono.
– Ripigliati, magari le viene domani, o le è finito ieri, e poi in generale chissenefrega, potrebbe avere anche il Delta del Nilo fra le gambe, stasera si tromba!
«Non è un problema, figurati.»
La bacio di nuovo, e ci spostiamo sul letto.
Poi, come se niente fosse, faccio per spogliarla.
Mi ferma.
La guardo con la faccia amorevole di chi si aspetta che l’altra persona risolva il problema a portata di mano.
Sticazzi intuisce la mia perplessità e propone una soluzione alternativa.
«Ti faccio un pompino!»
– Oioooi!
– Taci. E vedi di fare in modo che vada tutto bene questa volta.
«Guarda che non è facile farmi venire con un pompino.»
Sticazzi mi guarda come per capire se fossi serio e poi, con aria di sfida, mi leva le mutande per la seconda volta. Poi, se le pipe fossero musica, inizia a farmi un pompino che è un remix tra Feel So Close di Calvin Harris e un martello pneumatico. Il che potrebbe anche essere bello, se solo avessimo bevuto meno – ma lei non ha più saliva e sembra che stia facendo i castelli di sabbia con la lingua.
– Dille di partire più pianoooooo!
– Non si dice ad una donna come si fanno i pompini.
– Ma che cazzo dici? Certo che gli va detto! Sennò come fa a capire cosa ti piace?
– Zero. Nein. È come con i cavalli donati. In generale non si fanno osservazioni sulle bocca di ciò che ti viene regalato.
– Ma porca puttana che cazzo stai dicendo? Cosa c’entrano i cavalli con i pompini?! Fai qualcosa!!
Dopo dieci minuti la interrompo. Si sarà stancata ormai, magari possiamo trombare!
No.
«Voglio sentire il tuo sapore.»
– Poerannoi!
– Dai sbrigati a venire, che mi dispiace farla stancare tanto.
– Magari se tu ti degnassi di spiegarle cosa deve fare!
– Ti ho già detto che è una cosa che mi imbarazza, e non lo voglio fa-
Sticazzi cambia strategia e inizia a segarmi a velocità supersonica direttamente mano-su-glande, sembra il pistone di una Ferrari lanciata a 300km/h.
Sento la cappella che raggiunge piano piano la temperatura del sole.
– Ahhhhhhhh, dille di sputarci sopra!
– Ascolta, Victor, ascoltami.
So cosa stai provando, ma o risorgiamo come squadra, o cederemo, un centimetro alla volta, fino alla disfatta.
Siamo all’inferno adesso, pene mio. Possiamo rimanerci, farci prendere a manganellate sul frenulo, oppure aprirci la strada, lottando, verso la luce.
Possiamo scalare le sue papille gustative, un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per te, sono troppo distante.
Sai, col tempo, con la distanza, tante cose ci vengono tolte… Allora tu scopri che la vita è un gioco di centimetri. E così sono le pipe. Perché in entrambi questi giochi, la vita e le pipe, il margine di errore è ridottissimo.
Mezza sega fatta troppo in anticipo o in ritardo, e tu non ce la fai. Mezzo secondo troppo veloce o troppo lento, e tu manchi l’orgasmo.
Ma i centimetri che ti servono sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni donna che incontriamo, ad ogni minuto, ad ogni secondo. Io e te, insieme, combattiamo per un centimetro.
In questa squadra, massacriamo di fatica noi stessi e le mascelle delle ragazze che vengono a letto con noi, per un centimetro.
Ci difendiamo con le unghie e con i denti, per un centimentro. Perché sappiamo che quanto andremo a sommare tutti quei centimetri, il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta. La differenza fra vivere e morire!!
E voglio dirti una cosa. In un pompino senza saliva, è colui il quale è disposto a morire, che guadagnerà un centimetro. E io so che se potrò avere ancora un’esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro.
La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. È in quei 10 centimetri davanti alla faccia!
Ma io non posso obbligarti a lottare. Devi guardare la ragazza che hai davanti, guardarla negli occhi. E io scommetto che vedrai una donna determinata a guadagnare terreno con noi, ci vedrai una donna che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che, quandio verrà il momento, tu farai lo stesso per lei.
Per questo o noi adesso risorgiamo come collettivo, o saremo annientati individualemente. Sono le pipe Victor … è tutto qui.
– STUPIDA TESTA DI CAZZO SMETTILA DI CITARE OGNI MALEDETTA DOMENICA E DILLE DI SPUTARCI SOPRA!
«Sputaci.»
Lei continua a non aver saliva, quindi il mio comando viene totalmente ignorato. Il lato positivo è che se salta il gas posso cuocere due uova strapazzate con la cappella. Victor inizia ad avere esperienze mistiche.
– Sono un asceta, io sono in questo corpo, ma il mio spirito non è in questa cappella, il mio spirito è altrove e non provo dolore.
30 minuti.
La situazione è la seguente: lei è più determinata di un rottweiler che insegue un gatto. E poi è bella, e io ho una voglia pazzesca di farmela, e anche di venire, ma più che altro di fare sesso con lei, ma allo stesso tempo so di dover venire col pompino perché non voglio offenderla, e poi non ho molte altre scelte, solo che non sento quasi più nulla, e lei è visibilmente stanca quindi mi sento pure in colpa.
– Senti dobbiamo fare qualcosa.
– Dille di stringere un pelo di meno.
Lo faccio.
– Oh, oh! Forse vengo!!
– SI TI PREGO FALLO ADESSO.
– No. Scherzavo.
Dopo altri dieci minuti scambierei tutti i poteri di Superman con quello di lubrificare le cose col pensiero.
La fermo.
«Eh, ma tu non sai venire!», si lamenta Sticazzi, con un velo di tristezza nella voce.
«Hai ragione. Hai un sacco ragione.»
– Sei una delusione di pene, ma guarda che figure che mi fai fare. Non potevi venire subito e basta?
– Senti, vattene un po’ affanculo vai.
Mi alzo e mi guardo in giro. Victor è lucido e levigato come l’alabrastro.
Sulla cappella smerigliata vedo il riflesso di ciò che sarà poi la nostra salvezza.
Una bottiglina di olio Johnson’s Baby appoggiata sul comodino.
«Hey, prova con questo.»
«L’olio per bambini?»
«Sì!»
«Ok, sdraiati.»
Inizia a segarmi come flash gordon con l’olio e porca puttana, funziona!
– Siiiiiii. Ce l’abbiamo fattaaaa, ce l’abbiamo fatta! Mitica Sticazzi!! Porca troia le devo fare una statua. Victor sei contento?
– Io sono ormai un essere etereo, fatto di luce. Sto contemplando l’altissimo, non mi disturbare con le tue emozioni terrene.
– Vabbè dai, ti riprenderai.
Lei ha un avambraccio come Federer.
L’abbraccio.
Abbiamo conquistato anche questi centrimentri.
La prossima volta mi sdebiterò trombandola fortissimo.
Intanto, tu comprati una boccia di olio Johnson’s Baby, che non si sa mai:
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Riporto, ad imperitura memoria, la giusta replica di Sticazzi:
“”Sono a cena con amici e colleghi, raggiungici qui!”
Sono qui davanti alla vetrata del locale, ti sto cercando ma non vedo nessuna cena con amici e colleghi, vedo solo una tavolata di belle ragazze con al centro, modi ultima cena, uno splendido ragazzo in camicia. Camicia che ho giá visto nelle tue foto su instagram.
Merda.
Entro e tempo 10 minuti scopro che sono tutte davvero molto simpatiche e gentili.
Mentre loro parlano di quanto sarebbe figo e utile per l’economia africana bonificare il Sahara, io mi sforzo di trovare un punto d’incontro fra la mia mente becera e i vostri discorsi di un certo spessore, ma l’unica cosa a cui al momento riesco a pensare é quella volta in cui a casa di mia nonna ho ruttato talmente forte che lei é andata a rispondere al citofono.
Arrivo alla conclusione che per ora é meglio non intervenire. Questo ragionamento, che nella mente di chiunque avrebbe impiegato circa 7 secondi, purtroppo nella mia dura un po’ di più, infatti mi rendo conto che é giá passata circa un’ora, e l’unica testimonianza della mia presenza sono i due cestini di patatine che ho svuotato, e il considerevole numero di bicchieri di vino che ho prosciugato.
Scandisco la mia presenza ridendo ogni tot, spesso anche mentre le frasi sono ancora a metá. Sembro ritardata. Prolungo questo mio remake di Weekend con il Morto per un’altra ora buona, provo ad avere una conversazione mentale con la cameriera ma non mi capisce. Forse perché sembro aver subito una lobotomia ed é giá tanto se riesco a bere senza sbrodolarmi o masticare senza far cadere il cibo.
Verso mezzanotte gli altri ci lasciano da soli e io per la prima volta smetto di sembrare una di quelle prostitute polacche pagate per presenziare in silenzio alle serate di gala.
Fino a quel momento ti sei giustamente goduto la serata con chi si é dimostrato capace di mettere in coda un soggetto e un verbo, e ora che siamo soli inizi a sfoderare i tuoi metodi d’approccio.
Vorrei sfruttare l’occasione per fare un po’ la figa e rifarmi delle due ore passate, ma alcuni residui di demenza mi rimangono in testa e la mia bocca inizia quella che sarà una lunga crociata contro di me. Perciò rispondo in modo freddo e resto sulla difensiva, resto con un palo in culo anche quando mi baci.
Convengo con tutte le persone dentro la mia mente che é il caso di non farti perdere altro tempo, propongo di chiamare un taxi. Nel frattempo scrivo un messaggio a mia madre, le dico che sto tornando a casa, ho dimenticato le chiavi, le chiedo di aspettarmi sveglia perché sono a 10 min di strada da casa.
Il resto é storia.
Non capisco esattamente come ma decidi di rivedermi una seconda volta, sono molto felice, e questa volta sono tranquilla, tanto non può andare peggio! .. …giusto?
Ti raggiungo.
Sei anche più bello di quanto ricordassi. Andiamo a mangiare, parliamo molto, sei simpatico, e davvero interessante. Andiamo a bere qualcosa, poi andiamo da te.
Ora, ci tengo a spiegare che il mio problema non é che “mi fa schifo il ciclo”, il mio problema é che se anche solo sento parlare di sangue, svengo di botto, ciao, adiós. Quindi tecnicamente non sarebbe stato impossibile fare sesso, però sarei stata molto meno partecipativa, e al mio risveglio sarei stata piuttosto incazzata.
Ti espongo il problema e mi guardi come se ti avessi detto che sei stato adottato. Mi sento un po’ in colpa.
Che si fa?
Parliamo del tempo?
Ti leggo la mano?
Scappo dalla finestra del bagno?
Per la seconda volta il mio corpo si dissocia dalla mia mente.
Ci provo.
Inizio una missione kamikaze, so che non porterá da nessuna parte. Tempo 30 secondi la mia bocca inizia il sabotaggio, l’alcol non é solito influire sulle mie prestazioni, eppure improvvisamente, la mia lingua si trova fra le rovine di Cartagine.
L’ambiente é arido e ostile alla vita, ma se gli stessi facendo male me lo direbbe, GIUSTO? Non sará mica uno di quelli un po’ strani a cui piacciono queste cose?
Continuo ignara della tua sofferenza.
Passa altro tempo, valuto l’idea di proporre una partita a nomi cose cittá, magari accetti. Questo pensiero passa dalla mia mente alla mia bocca tipo telefono senza fili, e la mia proposta di armistizio si trasforma in un’imbarazzante
“Voglio sentire il tuo sapore”
MA PERCHÉ?
Ma cosa stracazzo sto dicendo?
Voglio finire il vino sul tavolo, voglio bere un litro d’acqua e voglio riprendere a respirare, ecco piuttosto cosa voglio.
Quindi niente, vado avanti con questo teatro degli orrori. Se possibile lo stato della mia bocca si aggrava, il mio corpo sta per dichiarare lo stato di siccitá a livello di calamitá naturale. Magari se mi impegno riesco a piangere, le lacrime ci aiuteranno.
Ti guardo per capire cosa sta succedendo nella tua testa. Non noto segni di vita.
Hai visto, guarda cosa hai fatto, l’hai ucciso! Presto, prendi la bottiglia sul tavolo, le carte di credito, dai fuoco a tutto e corri senza voltarti.
“Sputaci sopra”
NON SOLO É VIVO, vuole fare anche il simpatico.
Finalmente, dopo molto, l’illuminazione. Johnson’s baby oil.
Lo vendono fra i saponi, sará mica nocivo? In questo momento prenderei in considerazione anche il Viakal quindi coraggio, dammi qui.
Funziona.
Ci immagino in uno scenario post-apocalittico, mentre usciamo dai nostri bunker e camminiamo fra le macerie di una cittá distrutta. Sorrido. Ce l’abbiamo fatta.
Aldilá della performance sofferta e travagliata, ti sei stupito perché volevi essere tu al comando della situazione. Eppure non sono stata io a decidere i nostri ruoli. Le cariche di di attivo e passivo non si scelgono sotto le coperte, bisogna sudarserle. É la legge della natura.
(Da qui immaginati una sinfonia di trombe e flauti dolci, solenne)
Essere attivi non vuol dire stare sopra, vuol dire essere quelli che a cena ordinano la mousse doppio cioccolato con panna, essere passivi é chiedere “un sorbetto alla mela verde grazie” (va bene, io impazzisco per i dolci e tu sei intollerante al lattosio, questa é sleale) ;)
Essere gli Scopanti é buttare giù un drink che fa cagare, essere gli Scopati é chiedere “se possibile al posto della scorza di limone nel mio bicchiere mettete un cetriolo?”
Quando piove, l’attivo propone di correre sotto la pioggia, il passivo compra l’ombrello. Non mi ricordo, di che colore era quello che hai preso tu?
Si dice che la terza sia quella buona, giusto? Ti aspetto. ????
Stay Classy, Sticazzi.”
Ragazzi per favore suggerite se stiamo facendo una pippa dolente! Velati consigli sono sempre ben accetti!!
Velato come Coinqui quando disse “godi, vacca di merda!” alla ragazza che provare a fare un po’ di dirty talking?
avrei apprezzato lo stesso hahhaha
Ma azizibib? Mollata?
No no, perché mai
Povera sticazzi,avrà avuto mal di mascella per giorni e giorni!
Ehhh, è pure una sportiva… Non le serviva certo questo tipo di allenamento xD
Io apprezzo sempre quando mi si danno consigli su come procedere. Nonostante la mia discreta esperienza non possa ancora avere rilevanza statistica, non ho ancora incontrato due uomini a cui piaccia lo stesso tipo di sega o di pompino e noi ovviamente mica vi possiamo leggere nel pensiero. Il dono della parola ce l’abbiamo per usarlo :)
Premesso che i consigli sono sempre ben accetti, generalmente se il tipo si trasforma in una statua di sale non è un buon segno. Quindi le spiegazioni sono due: o lei era troppo concentrata/sbronza per capire che qualcosa non andava, o il PdV è l’unico uomo al mondo che finge.
In realtà penso di averle dato un sacco di segnali contrastanti che le hanno reso impossibile capire cosa accidenti sia successo in tutto quel tempo
Voglio pensare che il tassista ti abbia DAVVERO fatto da spalla, sarebbe il mio eroe! Detto questo, PdV no dai, le direttive sono sempre comode, e dette in un certo modo pure piacevoli!
Temo che purtroppo avesse realmente un’altra corsa, ma lo porterò sempre nel cuore.
Prima di uscire ho scordato di avvisarti che il lubrificante era nel mobile in bagno… In ogni caso anche l’olio Johnson’s Baby era messo lì sul comodino apposta :p
Faccio pubblici ringraziamenti a Beer&Wine, che mi ha prestato la casa che ha permesso a questa storia di nascere (e per aver messo l’olio Johnson’s Baby sul comodino!)
PdV, nonostante tu abbia sofferto inizialmente, e per ben due volte, il vero eroe de sta storia è ‘r tassista. Senza volette smonta’ l’ego quello è più bomber de te hahahahahaha.
Aspettavo na nuova storia de più de na mesata e nun deludi manco a sta botta. So morto da ride’.
Si si, lui è stata la migliore spalla in assoluto. Chissà come sarebbe andata se non ci fosse stato lui.
Ma che scherziamo?
Dare istruzioni è un sacrosanto diritto se il sesso è stato accantonato.
POMPINI BEN FATTI O MORTE
“e ma che culo!”- tassista eroe per una notte, è in realtà un lettore del blog e ti ha dato una mano perchè sentiva puzza di storia.
Comunque, mossa discreta ma piuttosto chiara numero 229: le manca la saliva, la prendi per il collo o simile e l’avvicini, la limoni, con fare molto zozzo le sputi in bocca, la lasci continuare arricchita della cosa, trust a future nigga
Te sei troppo uomo, io non arrivo ancora a questi livelli di epicità
ehh alè haha, al prossimo #radunodelcazzo ti dimostrerò le altre 228 mosse discrete ma piuttosto chiare, che coincidenza, vanno a braccetto con le tecniche d’approccio ben collaudate del pinista
Fu così, narrano, che Tom Hanks riuscì ad accendere il fuoco in Cast Away…
PS. Ocio che forse ci sono i colori invertiti in un paio di dialoghi tra Victor e il suo proprietario.
“STUPIDA TESTA DI CAZZO SMETTILA….” dovrebbe essere di Victor, mentre “Sei una delusione di pene, ma guarda…” del PdV, o sbaglio?
Ahahahaah con Cast Away m’hai spezzato :D se mi fosse venuta in mente come immagine l’avrei sicuramente inserita nella storia
E grazie per la segnalazione, ho corretto!
Sei un eroe ma non far trattare più Victor così!
Ah!! L’olio Johnson contiene paraffina, buttalo (ci sarebbe da fare una class action contro di loro e molti altri e ricavarne dei soldia ma adoro essere povera).
Olio di mandorle dolci biologico o lubrificanti a base d’acqua oppure la sputtazza la potevi far arrivare tu dall’alto, magari centrandola in un occhio.
Povero pene…..
Ah, ora rimarrò in attesa di scoprire se Sticazzi avrà altre mille scuse per non essere trombata da te.
Anche io rimarrò in attesa!
No Homo, PDV, ma “Victor è lucido e levigato come l’alabrastro” é un’immagine stupenda.
Storia di livello altissimo, quando è partita la citazione di “ogni maledetta domenica” avevo le lacrime agli occhi!
10/10
Eheheh si, specialmente quando dice che la vita sta tutta in quei dieci cm davanti alla faccia io stavo per sputare il latte sulla tastiera :D perché nel film lo dice sul serio ma qui ci sta troppo meglio
Dai, ma quanto è bimbominkia quella storia del “non si dice a una donna come fare un pompino”? La comunicazione sta alla base del piacere reciproco… te le devo dire io certe cose?!
Quando si dice.. “Che Dio Tassista” .. :D http://immaginibuffe.blogspot.it/2016/02/che-dio-tassista.html
“È come con i cavalli donati” oddio sono morta…comunque sarà che a me eccita tantissimo prendere ordini ma mi unisco al gruppo e voto pro consigli/indicazioni
“L’acqua ha delle proprietà strane, simili a quelle del sesso. E correre sotto una pioggia estiva mano nella mano è un cliché sottovalutato.”
Prossima volta che ti lamenti che piove quando vieni a trovarmi, ti meno. (nulla ci impedisce di tenerci per mano e correre sotto la pioggia)
Ogni volta che apro il tuo blog poi penso “che narcisista del cazzo” e mi pento di aver sprecato tempo. Povero te
E perché leggi, sei masochista?